Con periodicità triennale Misterbianco festeggia il santo Patrono S.Antonio Abate, la prima domenica di Agosto.
I preparativi hanno inizio subito dopo "l'annuncio" che il parroco da, alla fine della messa serale celebrata per la festa liturgica, il 17 Gennaio. Tali preparativi si protraggono fino ai solenni festeggiamenti d'agosto.
Le varie commissioni dei "cerei" e dei "partiti" rionali girano per le vie del paese chiedendo contributi e coinvolgendo tutti i cittadini di ogni ceto sociale, l'Amministrazione Comunale stanzia grosse somme per solennizzare degnamente la festa.
In questi cinque giorni di festa - da diversi secoli - fede e folklore si fondono insieme; preghiera, gioia, antagonismo, entusiasmo e commozione sono i denominatori comuni con i quali i misterbianchesi esprimono il loro affetto verso il Santo Patrono.
I nostri padri, per meglio celebrare il culto esterno, hanno diviso il paese in "partiti" o quartieri:
S.Nicolò, corrispondente al quartiere "Panzera" il quale prese questo nome da un altarino, dove è dipinta la Madonna del Pensiero;
S.Orsola, corrispondente al quartiere "Manganeddi", dal nome dell'antico strumento col quale, in questo quartiere, si lavorava la seta. Nella zona sorse la chiesa di S. Orsola e un tempo esistette l'omonima Confraternita;
La Madre Chiesa o "dei Mastri", corrispondente al quartiere che abbraccia il centro storico del paese; questo "partito" era detto anche "d'i chiazzoti";
S.Angela Merici "Quarterie delle Terme", costituito recentemente nel 1992 per affermare una identità di quartiere nella nuova zona nord-ovest e che abbraccia tutti gli abitanti della Parrocchia "S.Angela Merici".
Ogni quartiere dedicò al Santo un inno "'a Cantata" e nei giorni della festa, durante il giro del simulacro, detti inni vengono eseguiti dai cittadini - accompagnati dal corpo musicale - in via Matteotti, vicino allo "Spizio" e in via Garibaldi, vicino la Piazza della Repubblica.
Altra caratteristica del culto esterno è la presenza dei quattro cerei: Carrettieri e Camionisti, Vigneri, Pastori e Maestri, che rappresentano, ancora oggi, le varie categorie o gruppi sociali.
Tali cerei, nei giorni delle celebrazioni patronali, girano per le vie del paese annunciando la festa.
La loro origine deriva dall'offerta della cera al Santo, e giacché si faceva a gara per portare il cero più grosso, dovettero ricorrere all'uso di piccole e rudimentali bare per poterli trasportare, da ciò ebbe origine - nel nostro gergo - il termine "Varetta". In seguito, sempre in omaggio al santo, le varette vennero abbellite ed ornate con fregi e festoni, che trasformarono la rudimentale bara in un elegante candelabro alto circa cinque metri, da ciò il termine "Candelora".
Le quattro candelore, costruite in legno dorato, artisticamente lavorato, presentano ricchi ornamenti, puttini, festoni, statue di santi e pannelli raffiguranti la vita di S.Antonio Abate.
Benché tutte bellissime differiscono tra loro per grandezza e peso.
La più piccola ed aggraziata è la candelora dei Carrettieri e dei Camionisti, ch'è la più antica (1865), mentre la più pesante, si dice, sia quella dei Pastori (1909), con pitture che si rifanno ad episodi della vita dei santo. Il ceto dei pastori, nel nostro paese, va scomparendo ma gode buona stima da parte di tutti i cittadini.
Le altre due candelore, di eccezionale fattura ed eleganza, sono quella dei Vigneri (1875), cha ha l'esatta forma di un candelabro, l'unica ad avere il grosso cero nell'interno e, infine, quella dei Maestri, costruita nel 1910, in stile Liberty.