Il giro

La festa di S. Antonio Abate, come tutte le feste patronali, è contornata da manifestazioni di devozione e di fede che escono dai canoni abituali, e che trovano il consenso di tutti e la partecipazione spontanea della popolazione.

È il caso della salita di via S. Nicolò "d'acchianata di Santanicola", mornento trainante della festa in cui giovani e meno giovani si sobbarcano il peso del maestoso ed imponente fercolo del Santo sulle spalle e lo portano, tra una folla plaudente ed un caldo soffocante, fin dentro la chiesa.

È questo un momento della festa, assieme all'uscita pomeridiana attraverso il quartiere "Manganeddi", atteso da tutti. Anche chi è solo spettatore, si sente partecipe, dividendo fatica, sudore, sacrificio, gioia e devozione.

Tutto è rimasto immutato con il passare degli anni ed ogni cosa si ripete secondo un copione che nessuno ha mai scritto.
Certamente le cose sono un pò cambiate; ed oggi non si assiste più alla trascinata del fercolo, che prima del 1963 era senza ruote e veniva portato a spalla dai devoti o tirato con cordoni.

Il bello o il peggio, a quell'epoca, arrivava quando il Fercolo giunto alla fine di via S.Giuseppe doveva essere tirato su per l'allora "atroce" via Plebiscito.
Su quel tratto di strada in salita che arriva fino alla Chiesa di S.Orsola, molti sono gli aneddoti che si raccontano; come quello che coinvolgeva in prima fila "a zza Filici 'a tronu" che, quale unica rappresentante femminile, si sottoponeva con sacrificio ad uno sforzo poco adatto alle donne, in devozione a S.Antonio Abate.

La sostituzione delle lunette con le ruote e la sistemazione progressiva di tutte le strade ha risparmiato non poche fatiche a tutti i devoti, ma la tradizione "d'ampunuta" (l'innalzamento) della vara è rimasta e si è allargata, tanto che nelle ultime edizioni della festa di Agosto anche in piazza della Repubblica, il centro storico del paese, ed in via Bruno Buozzi, la parte nuova e moderna, si assiste all'adunata dei giovani che si uniscono tutti senza distinzione di classi, di ceto, di credo politico per innalzare e portare a spalla la grande vara come segno di fede e devozione dei Misterbianchesi verso S.Antonio Abate.

È questa, assieme alle molte altre, la prova che è ancora vivo anche nei giovani quell'attaccamento al Santo trasmesso da padre in figlio e che, come recita uno degli inni al Patrono, "infonde al popolo Fede ed Amor".